TOBIN TAX

Intervista sulla Tobin Tax a Davide Biocchi, trader e formatore di Directa

Con il decreto di stabilità di fine 2012, dopo mesi di discussione e un frenetico alternarsi di scenari, è stata introdotta in Italia una Tobin Tax. Pur non essendo stato ancora pubblicato il relativo decreto attuativo con linee guida, abbiamo posto alcune domande al trader Davide Biocchi per prendere confidenza con l'argomento.

Anzitutto ci può indicare quali strumenti finanziari colpirà la Tobin Tax?

La Tobin Tax è una tassa sulle transazioni finanziarie, che dal 1 marzo 2013 colpirà l'acquisto di azioni italiane la cui capitalizzazione, a novembre 2012, superava i 500 milioni di euro (quindi la gran parte delle Small Cap saranno escluse). Da luglio 2013 la tassa colpirà anche i derivati aventi come sottostante azioni ed indici di Borsa italiani (Futures, Cfd, Opzioni, Covered Warrants, Swap, ecc.). Sono invece esenti le obbligazioni, ivi compresi i titoli di Stato, le valute e l'acquisto di azioni estere (quindi, ad esempio, la pagherà chi comprerà azioni Fiat, ma non chi comprerà azioni Apple).
Affinché scatti l'obbligo del pagamento non importa dove è effettuato lo scambio, ma la residenza (italiana) del titolo acquistato. Quindi vi saranno soggetti anche gli acquisti di titoli italiani effettuati presso i circuiti esteri, come Bats, CHI-X o Turquoise, quelli di ADR (American Depositary Receipts) di titoli italiani, cioè di ricevute che rappresentano azioni ordinarie di società italiane, quotate in dollari negli Stati Uniti, nonché gli acquisti effettuati sui Dark Pools (piattaforme alternative per scambi anonimi).
Essendo la tassa inerente i titoli italiani, la pagheranno allo stesso modo residenti e non residenti, seppur con alcune esclusioni: fondi pensione, market maker, Etf, ecc.
Ad essere tassato sarà solo l'incremento netto dei saldi di fine giornata, risultando così esclusa qualsiasi attività intraday.

Quale sarà il meccanismo di applicazione della tassa? Come si dovrà provvedere a versarla?

Sulle azioni la tassa sarà proporzionale e pari allo 0,10% (senza tetto massimo) del controvalore dell'acquisto; per compensarne l'introduzione ritardata a Marzo, per il 2013 sarà pari allo 0,12%. La tassa sarà quindi di 10 euro ogni 10.000 di controvalore acquistato (12 euro per il 2013).
La pagherà - ripeto - solo chi compra e non chi vende, allorquando il portafoglio a fine giornata presenterà un incremento del saldo dei titoli sui quali è prevista. Nel caso di operazione short (a ribasso) il pagamento sarà dovuto al momento del riacquisto per la ricopertura, cioè alla chiusura dell'operazione.
Sui derivati invece si pagherà una cifra fissa per ogni contratto concluso, anche se intraday, senza distinzione tra acquisti e vendite e per un importo diverso a seconda dello strumento negoziato.
A mero titolo di esempio: 0,20 euro per un contratto future sull'indice (FIB), che salgono a 5 euro se si negozia un CfD sull'indice italiano, perché è previsto un aggravio di tassa per le negoziazioni al di fuori dei mercati regolamentati (cioè sugli OTC). Infine la tassa aumenta se il valore nozionale del derivato è superiore al milione di euro.
Per quanto concerne il versamento della tassa, sarà l'intermediario finanziario (Broker, Banca ecc) che, nella consueta funzione di sostituto di imposta, provvederà al pagamento per conto del cliente.

Quali scenari potrebbero prefigurarsi? Avrà un'incidenza pesante sul settore del trading on line?

Premesso che stiamo tutti azzardando ipotesi in attesa delle linee guide ministeriali, va sottolineato che i trader (e di conseguenza gli operatori del settore) potrebbero beneficiare dell'esenzione dell'operatività intraday sulle azioni.
Focalizzerei però l'attenzione sull'introduzione, da luglio 2013, di un aggravio di costi per disincentivare gli operatori ad alta frequenza. Infatti se gli High Frequency Trading system, basati sull'uso di algoritmi, avranno in un certo lasso temporale un rapporto maggiore del 60% tra ordini cancellati ed eseguiti, vedranno tassata, allo 0,02% sul controvalore, ogni proposta di negoziazione (PDN) revocata oltre tale soglia.
Poiché la redditività delle c.d. macchinette è basata sulla reiterazione di micro-profitti, generati da ordini immessi e continuamente modificati in tempi brevissimi, questa tassazione potrebbe modificarne l'operatività, generando magari scenari più appetibili per i piccoli trader.